L'Eroe del Calcio Vero: La Favola di Christian Riganò

Dal campo di periferia ai palcoscenici più importanti: un viaggio di sacrifici, gol e la saggezza di chi ha sempre pensato al futuro.
28.06.2025 21:43 di  Antonio Bruno   vedi letture
Fonte: La Redazione di Sport a Km 0
L'Eroe del Calcio Vero: La Favola di Christian Riganò

Christian Riganò: Dal Cemento al Sogno, Un Calcio Pane e Salame

Il compianto mister Mondonico amava definire il calcio dilettantistico "pane e salame". Un calcio verace, fatto di passione e sacrifici, dove la palla rotola sull'erba di provincia e i sogni si costruiscono con sudore e determinazione. Nessuno incarna questa filosofia meglio di Christian Riganò, il bomber che, con la sua storia, ci ricorda che il talento, la volontà e una buona dose di umiltà possono davvero abbattere qualsiasi muro, mattone dopo mattone.

Riganò, voce autentica di un calcio che sa di terra e di passione, ci riporta indietro nel tempo, a quegli anni in cui la sua vita era divisa tra l'odore del cemento e quello dell'erba. "Fino a 23 anni ho fatto il muratore," racconta. "Lavoravo tutto il giorno, e la sera correvo al campo per allenarmi e giocare. Dal 1988 al 1997 ho diviso la mia vita tra il cemento e il pallone. Si può fare tutto, basta volerlo davvero." In queste parole c'è tutta l'essenza di un uomo che non ha mai avuto paura della fatica, un uomo che ha saputo costruire il suo futuro con le sue mani, prima con la cazzuola e poi con i gol.

A Lipari, in Eccellenza, Riganò era un difensore, ma già un difensore atipico, con il vizio del gol. Quelle reti, frutto di una fame innata, attirarono l'attenzione del Messina, quello di Schillaci, che lo portò via dall'isola per una cifra che allora, per il calcio dilettantistico, era importante: "23-25 milioni di lire". Un salto significativo, ma Riganò non si adagiò. Il guadagno non era ancora quello delle stelle, ma la passione, quella, era già da fuoriclasse.

La svolta, come spesso accade nel calcio "pane e salame", arrivò quasi per caso, per necessità. La squadra aveva bisogno di attaccanti, e a lui fu chiesto di arretrare il suo raggio d'azione, di sacrificarsi per il bene comune. "Mi proposero di spostarmi in attacco. Per il bene della squadra dissi sì. E fu l’inizio di tutto." Una mossa che cambiò non solo la sua carriera, ma la sua intera vita. Quella cazzuola, metaforicamente, fu riposta, per fare spazio al pallone.

Poi arrivarono l'Igea Virtus e, soprattutto, il Taranto, un "primo grande amore" dove Riganò scoprì la bellezza di questo sport, sentendosi finalmente "importante". Da lì in poi, la strada fu in discesa, costellata di successi. La Fiorentina, "un altro amore immenso", dove si consacrò come bomber di razza, l'Empoli e, infine, il ritorno a un Messina dove visse la sua "stagione migliore": 19 gol in 26 presenze. Il cerchio si chiudeva, riportandolo vicino a casa, con la consapevolezza di aver realizzato un sogno.

Ma la storia di Riganò non è solo fatta di gol e successi sul campo. È una storia di saggezza e concretezza. Con il suo primo stipendio importante, non si è concesso lussi effimeri. Ha investito nel futuro, nella sicurezza dei suoi cari: "Non ho comprato macchine o lussi. Ho comprato case per me e la mia famiglia. Ho pensato al futuro. Ho voluto garantire qualcosa di solido ai miei cari." Un gesto che rivela la tempra di un uomo ancorato ai valori veri, gli stessi che lo hanno portato dalla cazzuola in mano al grande calcio.

Christian Riganò è la dimostrazione vivente che il calcio, quello vero, quello "pane e salame", ha radici profonde e può regalare storie straordinarie. Storie che partono dal basso, dalla fatica quotidiana, e arrivano fino alla ribalta, senza mai dimenticare da dove si è venuti. "Tutto è cominciato con una cazzuola in mano. Poi il pallone ha fatto il resto." E quel resto, per Christian Riganò, è stata una vita di gol, passione e, soprattutto, autenticità.