... con Marta Menegatti campionessa Italiana di beach volley
SuperNews ha avuto il piacere di intervistare Marta Menegatti, giocatrice italiana di beach volley che, insieme alla ritrovata compagna di squadra Viktoria Orsi Toth, rappresenterà l’Italia a Tokyo 2020. La beacher di Rovigo ha raccontato in che modo si sta preparando alla sua terza Olimpiade, che rientra in una grande carriera costellata di record, successi e di tante medaglie.
Marta, come ti sei appassionata al beach volley? Come è nato l’amore per questo sport?
È nato un po’ per caso. Credo che, per tutti gli atleti di beach volley italiani, si inizi sempre dalla pallavolo. Mi trovavo a Ravenna, giocavo a pallavolo. Durante un’estate del 2005, ho iniziato a praticare beach volley per divertimento, per vedere come io me la cavassi: provai un senso di inadeguatezza estremo, principalmente per via della sabbia, una superficie che dà immediatamente una sensazione di instabilità. Così, tutte le mie sicurezze pallavolistiche si sono frantumate in un attimo. Tuttavia, sono una persona a cui piacciono molto le sfide, quindi mi sono lanciata in questa avventura, iniziando i tornei giovanili di beach volley, quasi fin da subito con la Nazionale, fino a quando, nel 2009, ho deciso di lasciare definitivamente la pallavolo per dedicarmi unicamente al beach volley.
A Tokyo gareggerai al fianco di Viktoria Orsi Toth, che non ha giocato l’Olimpiade di Rio 2016 per positività al controllo antidoping. Che effetto fa ritrovarla in squadra dopo qualche anno?
La nostra storia è abbastanza travagliata. Questa è per noi la nostra seconda qualifica olimpica insieme, dopo Rio 2016, che Viktoria purtroppo non ha giocato a causa della vicenda del doping e che io affrontai al fianco di un’altra compagna. Poi, ci siamo ritrovate per riprovarci nel 2018, e siamo arrivate ad oggi, con la nostra seconda qualifica, la prima per cui scenderemo in campo insieme. È stato un percorso molto sofferto il nostro: Viktoria rientrava dalla squalifica, partivamo con un anno di svantaggio rispetto agli altri e l’arrivo della pandemia, che ha dilatato i tempi, ha ulteriormente complicato le cose. È stato uno dei processi di qualificazione più ardui, una vera e propria impresa, e anche per questo motivo ci godremo questa esperienza olimpica al 100%.
Al momento sei impegnata in qualche torneo preolimpico? Come ti stai preparando per Tokyo 2020?
Al momento staremo a Roma, dove abbiamo la possibilità di ambientarci a quelle che saranno le condizioni climatiche che poi troveremo a Tokyo, anche se lì saranno ancora più difficili per l’altissimo grado di umidità e per il gran caldo afoso. Per il momento, quindi, rimaniamo a Roma, ma la prossima settimana saremo già in partenza: il 16 luglio partiremo per Tokyo e avremo modo di acclimatarci un po’ prima dell’inizio della gara, che dovrebbe essere il 25 luglio. Ancora non si conoscono con precisione le date e gli orari esatti degli eventi.
Hai staccato il pass olimpico dopo aver conquistato la nona piazza nel Torneo 4 Stelle, valido per il World Tour 2021 che si è disputato a Sochi, in Russia. Tu e Viktoria Orsi Toth siete uscite agli ottavi contro le olandesi Keizer-Meppelink. Avete già intravisto delle coppie che possono risultare a Tokyo delle avversarie dirette?
Tra tutte le Olimpiadi che ho disputato, credo che questa sia l’edizione con il livello più alto di coppie in assoluto. Rispetto a quando ho iniziato, il livello fisico e tecnico si è alzato notevolmente. Ad eccezione, forse, di una squadra del continente africano, penso che, per il resto, tutte le squadre possano vincere contro tutte. Ogni partita sarà una lotta, tutti i gironi saranno complessi e non ci saranno partite semplici. Nessuno dovrà essere sottovalutato. Credo che la possibilità di poter giocare i match a viso aperto contro tutti possa rendere ancora più avvincente il torneo.
Che Marta vedremo a Tokyo 2020? Ti senti cambiata rispetto alle precedenti esperienze olimpiche?
Sì, prima di tutto come atleta, dal momento che l’esperienza della partecipazione a precedenti edizioni olimpiche ti garantisce la serenità, la consapevolezza dell’evento e della sua grande portata. Spesso faccio il paragone con Londra 2012, quando ero giovanissima e mi preparavo alla mia prima Olimpiade: entrare in uno stadio gremito di gente come quello è stato quasi traumatico per me, mi ha messo molto timore e nervosismo, e questo non mi ha permesso di godermi al massimo quell’esperienza. Per questo, il mio obiettivo numero uno per Tokyo 2020 è quello di divertirmi e di giocare più partite possibili, perché, anche se purtroppo non ci sarà pubblico, sarà ugualmente uno spettacolo.
Sarà la tua terza Olimpiade consecutiva dopo Londra 2012 e Rio 2016: quale traguardo speri di raggiungere in questa edizione dei Giochi Olimpici?
Il fatto di poter partecipare credo sia già un’enorme conquista, è come aver vinto una medaglia, perché è stato veramente faticoso il percorso che ci ha portato fin qui. Quando io e Viktoria siamo tornate a giocare insieme, vivevamo l’Olimpiade come un sogno molto lontano, per il quale, però, abbiamo davvero lottato tanto. In ogni caso, credo che io e la mia compagna arriveremo a Tokyo molto preparate, sia fisicamente sia mentalmente, e daremo il nostro meglio, cercando di vivere ogni gara e ogni punto con il massimo entusiasmo, fiere di rappresentare il nostro paese.